L’olivicoltura mediterranea

A partire dalla fine degli anni ’90, con il tema : “L’olivicoltura mediterranea”, esperti provenienti da vari Paesi olivicoli che aderiscono al Consiglio Oleicolo Internazionale e tecnici italiani, hanno partecipato al VII° Corso Internazionale in Olivicoltura tenuto nella sala consigliare del comune di Scandicci.

La manifestazione, organizzata dall’Istituto sulla Propagazione delle Specie Legnose del CNR, è stata promossa dal C.O.I. e da altre istituzioni toscane, quali: il Dipartimento Agricoltura, Agenzia regionale A.R.S.I.A. e l’amministrazione comunale di Scandicci.

Elementi principali del dibattito sono state le prospettive della olivicoltura mediterranea alle soglie del nuovo millennio (il 2000) e le nuove acquisizioni che la ricerca scientifica riesce ad offrire per ottimizzare questa importante produzione. Un tema molto attuale, dunque, anche ai giorni nostri, viste le continue innovazioni del settore, per renderlo ancora più produttivo ed efficiente.

L’aggiornamento ha permesso agli esperti la possibilità di confrontare situazioni ed esperienza diverse e, nello stesso tempo, ha confermato il continuo impegno della ricerca a rispondere a quelli che ancora oggi permangono dei problemi strutturali della nostra olivicoltura mediterranea.

I nostri esperti ed i nostri produttori tendono costantemente al miglioramento in questo campo, per offrire sempre un prodotto di altissima qualità.

Accanto alle acquisizioni scientifiche, oggi meglio rispondenti alle esigenze del mondo produttivo , permangono da affrontare due problemi strategici per questo settore: la volontà di trasferire innovazioni tecnologiche in un ambiente molto legato ai canoni colturali tradizionali e, soprattutto, l’annoso problema dell’assistenza tecnica alle piccole e medie aziende olivicole.

Un punto è apparso comunque chiaro. La grande variabilità della olivicoltura mediterranea non permette semplificazioni o facili mediazioni. Occorre che i tecnici si assumano la responsabilità di decidere, da zona a zona, e persino da azienda ad azienda, sulle scelte operative da far eseguire per ottimizzare questa produzione.

È infatti ormai accertato che la tendenza generale di questo mercato è quella di aumentare sempre di più la sua domanda (poiché aumentano i consumatori che, da tutto il mondo, riconoscono la bontà ed il pregio dei nostri eccellenti prodotti). Nello stesso tempo, se la domanda si amplia, cresce parallelamente la sua offerta. Offerta che ha smesso di essere monopolio dei Paesi mediterranei, in primis dell’Italia.

Cresce la concorrenza e nasce una forte competizione per il prodotto “Olio di oliva”.

Se quest’aspetto è finalmente chiaro ed evidente, occorre allora che si ridisegnino le strategie operativo, distribuendole su più livelli: a livello politico e a livello tecnico.

I produttori italiani, leader pluriennali nel settore, sono posti oggi di fronte ad una sfida che coinvolge più generalmente tutti gli altri cambi di manifattura, produzione alimentare ed industria. Di fronte ad una prorompente globalizzazione e ad un commercio estero sempre più competitivo, l’ Italia non può permettersi di rimanere indietro, nelle retrovie.

Solo dalle nostre azioni saremo in grado di comprendere se la gente mediterranea potrà continuare a considerare l’olivo in modo differente, ma indubbiamente, ne potrà trarre ancora una ben precisa forma di cultura e di progresso per gli anni a venire.

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