Tutti uniti contro la Xylella

Una grave comunicazione è stata trasmetta di recente dal sito ufficiale della Regione Puglia : l’emergenza Xylella è ancora viva e sempre più aggressiva verso la popolazione olivicola.

Nonostante le misure di contenimento di questa vera e propria pandemia, e nonostante il continuo monitoraggio effettuato dagli esperti, nuovi focolai si abbattono sulla Regione meridionale che, ancora una volta, si trova a dover combattere una battaglia davvero impervia.

La notizia, divenuta virale in breve tempo, ha suscitato scalpore nel mondo del vivaismo olivicolo italiano.

E i motivi di questa preoccupazione sono più che fondati.

Entriamo a fondo della questione e cerchiamo di capire in cosa consiste la Xylella Fastidiosa.

La Xylella fastidiosa è un batterio della  classe Gammaproteobacteria, famiglia delle Xanthomonadaceae, che vive e si riproduce all’interno dell’apparato conduttore della linfa grezza (i cosiddetti vasi xilematici, portatori di acqua e Sali minerali).

E’  in grado di indurre pesantissime alterazioni alla pianta ospite, spesso letali.

Inoltre è noto per la sua estrema polifagia, essendo in grado di diffondersi attraverso un gran numero di piante ospiti, a volte senza indurre manifestazioni patologiche.

Per queste sue caratteristiche il microrganismo è noto per i gravi danni che è in grado di arrecare a varie coltivazioni agricole.

Il batterio è causa di gravi malattie in piante di interesse agricolo e ortofrutticolo(agrumi, pero, melo, olivo) e anche in altre piante, come la quercia, l’oleandro e varie piante ornamentali.

Quando una pianta viene infettata i batteri portano alla formazione di un gel nello xilema, ostruendo il flusso dell’acqua attraverso i vasi linfatici della stessa e bloccando la sua nutrizione.

I sintomi tipici e più frequenti riconducibili alle infezioni da Xylella fastidiosa sono i disseccamenti più o meno estesi a carico del lembo fogliare (bruscatura): il disseccamento interessa dapprima rami isolati della chioma e poi intere branche o l’intera pianta. Altri sintomi sono il ridotto accrescimento di rami e germogli, gli imbrunimenti interni del legno a diversi livelli dei rami più giovani, delle branche e del fusto.

La prossimità tra vigneti e agrumeti accentua la minaccia, perché gli agrumi non sono soltanto un ospite per le uova dell’Homalodisca vitripennis, ma sono anche un importante rifugio di svernamento per l’insetto vettore della malattia.

A causa della sua spiccata nocività  X. fastidiosa è un organismo classificato come “patogeno da quarantena” nella lista della European and Mediterranean Plant Protection Organization (EPPO)  fin dal 1981.

In base alla direttiva europea 2000/29/CE, a causa della sua devastante attitudine planticida ogni segnalazione della sua presenza sul territorio della Comunità europea obbliga lo stato membro all’adozione di drastiche misure di eradicazione e contenimento. Questo è lo scenario presente, appunto, in Puglia in questo periodo.

La gravità della situazione è accentuata dalla difficoltà di trovare un efficace metodo di contenimento del batterio. Molti sono stati i tentativi, ma scarsi sono stati, invece, i risultati.

In passato, per controllare con la lotta biologica la diffusione dell’insetto vettore della Xylella, è stato proposto l’uso di una “cimice assassina”. Essa però predava anche altri insetti utili all’agricoltura, sollevando dubbi sulla sostenibilità ambientale di questa soluzione. Insomma, si trattava di una soluzione impraticabile dal punto di vista delle ricadute negative che avrebbe avuto sull’intero ecosistema.

Ma fu proprio quando sembrava essere una piaga infallibile, che una nuova fiaccola di speranza si accese per gli agricoltori pugliesi.

Questo barlume di nuova speranza ha un nome: la Favolosa.

La Fs-17, meglio conosciuta, appunto, come Favolosa, è una delle due cultivar, insieme al Leccino, che secondo gli scienziati è resistente agli attacchi della Xylella Fastidiosa. Tutti quelli che trova sulla sua strada, ma non quelli della cultivar Favolosa, come dimostra la prima vera raccolta di olive iniziata, in questi giorni, in Salento, dai nuovi uliveti impiantati due anni fa al posto dei campi completamente distrutti dal batterio. Laddove c’erano ulivi ingialliti, a Casarano, adesso si può produrre olio nuovo grazie alla cultivar italiana, brevettata dal Cnr, precoce rispetto alle altre, visto che già dopo due anni riesce a dare i suoi primi buoni frutti.

La battaglia contro la Xylella, sebbene ancora lunga e faticosa, ha subito una svolta che dona nuova energia a tutti gli italiani che quotidianamente collaborano al debellamento del batterio.

E’ proprio il caso di augurare buona fortuna e di rendersi disponibili per qualsiasi aiuto possibile!

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